L'emigrazione regionale

Fatica, sofferenza, orgoglio: tre parole che esprimono l’epopea dei nostri connazionali e corregionali che a milioni tra Otto e Novecento hanno affrontato difficoltà e pregiudizi per realizzare sogni di vita migliore, quantomeno più dignitosa. Lettere scritte in dialetto o in italiano più o meno incerto; fotografie in bianco e nero o a colori scattate in ogni latitudine; canti di lavoro, d’amore, di lotta; diari; documenti… : dagli archivi, da soffitte, baule e valigie, dai giornali, dai ricordi rivive il mondo di vittorie e di sconfitte di “quando a partire eravamo noi” ora spesso dimenticato o ignorato dalle nuove generazioni. Le righe seguenti non hanno né vogliono avere pretesa di completezza: esse fungono piuttosto da interruttore per riaccendere collegamenti con un passato più o meno recente, radice del nostro presente, divise nei tre grandi periodi dell''emigrazione regionale abruzzese.

Approfondimenti

MUSEI DELL'EMIGRAZIONE

MUSEO REGIONALE DELL'EMIGRANTE "PASCAL D'ANGELO" - Via Piana, Introdacqua

Inaugurato nel giugno del 2011 in un’ala dello storico Palazzo Trasmondi, il Museo, riconosciuto dalla Regione Abruzzo, è intitolato alla figura del poeta e scrittore italo – americano Pascal d’Angelo, nato ad Introdacqua nel 1894 ed emigrato in America in cerca di migliore sorte nel 1910. La struttura custodisce nelle sue sale uno dei tasselli della più recente memoria storica abruzzese, costituito dall’importante e dilagante fenomeno dell’emigrazione che, a partire dall’ultimo ventennio del XIX secolo, coinvolse migliaia di persone. Negli spazi museali la storia di Pascal D’Angelo si intreccia a quella dell’emigrazione abruzzese in terra d’America: le modeste origini ed una dura infanzia, fatta di lavoro nei campi e stenti; il viaggio per la realizzazione del “sogno americano” seguito, invece, da anni di duro lavoro, di sacrifici e privazioni; l’ostinata caparbietà, che lo spinge a restare e, finalmente, la concretizzazione dei desideri. In questo senso la figura di Pascal D'Angelo, il poeta della pala e del piccone, "son of Italy", davvero incarna e rappresenta ciò che è stata l’emigrazione per le genti d’Abruzzo e che viene coerentemente illustrata nelle sale espositive del museo.

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