La grande famiglia abruzzese in America: Dean Martin.
Dean Martin: "The king of cool", un mito. Dino Paul Crocetti, nacque il 7 giugno 1917, nello Stato dell’Ohio, negli Usa, nella tranquilla cittadina di Steubenville, da Gaetano, un barbiere originario di Montesilvano, (emigrato lì nel 1913) e da Angela Barra, oriunda nata già in America. Questo mito della canzone e del cinema statunitense fu costruito, come per tanti figli di emigranti, con enormi sforzi e sacrifici, per un bambino che parlava solo il dialetto abruzzese. Egli imparò la lingua sulla strada, facendo tanti mestieri, compreso il boxer ed il croupier in un casinò, prima di trovare l’affermazione nel dorato mondo dello “star system”, non senza fortuna e tenacia, ma con il suo talento comico e la sua voce da cantante confidenziale, che lo renderà famoso nel mondo. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale si apriranno però le opportunità per Dino, con il ritorno alla vita degli americani, incontrando un comico d’origine ebraica, in arte Jerry Lewis, costituendo con lui un sodalizio decennale, fino al 1956, con ben 16 film di successo. In realtà a favorire quest’ultimo contribuì anche la prima moglie del “Picchiatello”, Patti Palmer (al secolo Pasqualina Calonico), anch’essa figlia di immigrati, originari di Paganica (AQ). Ancora oggi si possono rivedere le foto in bianco e nero, di quella estate del 1953, con la loro visita ai parenti aquilani. Una coppia dal cuore d’ oro, perché il clan allargato (Rat Pack) ha sempre accompagnato sia le sue scelte familiari (con i suoi 8 figli, da tre mogli), ma anche il sostegno e la sensibilità verso le opere filantropiche, come quella avviata fin dal 1966 da J.Lewis con la maratona televisiva (TELETHON), per raccogliere i fondi a sostegno della lotta alla distrofia muscolare, ora in tutto il mondo. Già alla fine però degli anni ’50 le carriere del più famoso duo comico si erano separate, consentendo a Martin di interpretare con successo alcune pellicole (western e drammatiche), con amici come F. Sinatra, ma anche J. Wayne e M. Brando, completando e valorizzando la sua carriera di attore. Negli anni ’60 Dean fa scoprire al grande pubblico americano il fascino della sua calda voce da “crooner” (amando lui la stessa musica lirica e popolare italiana, avendo ripreso il nome dal tenore Nino Martini). Tutto questo sulla scia dei tanti cantanti oriundi di successo, come F. Sinatra, T. Bennett e lo stesso P. Como (originario di Palena, nel chietino) o del tenore Mario Lanza, anch’esso con madre abruzzese. (Maria era nata a Tocco da Casauria, nel pescarese). Questo legame con la tradizione musicale popolare del nostro Paese, entrerà nel suo repertorio più celebre, con canzoni senza tempo come “Volare ‘ di D. Modugno o “Arrivederci Roma” di R. Rascel, ma in assoluto la famosissima “That’s Amore”, lo lancerà in tutto il mondo, sempre con il suo caratteristico cappello. Dino farà di più, arrivando ad avere uno spettacolo televisivo tutto suo (sulla rete NBC): il “The Dean Martin Show”, con il suo stile sornione e ammiccante, anche con le sue debolezze, in particolare verso l’alcol, su cui lui stesso ironizzava e giocava, come parte del suo personaggio, che però si avviava già sul viale del tramonto, alla fine degli anni ’80. Tutto questo specie dopo la scomparsa prematura del suo amato figlio, Dean Paul, pilota militare, che contribuì ad accentuare la sua depressione, fino alla comparsa di un male incurabile, che nella notte di Natale del 1995, a 78 anni, stroncò la sua vita, vissuta intensamente, ma forse finita in solitudine. L’ Abruzzo dei suoi genitori e la sua Montesilvano lo ricordano con un Premio Internazionale, un Centro Congressi, una Fondazione ed in ultimo anche con un’Orchestra Sinfonica a suo nome, dopo la celebrazione del suo centenario, nel 2017, che sollevò polemiche per la sua organizzazione. In realtà una seria riflessione andrebbe fatta su come mantenere ancor più viva l’immagine dei nostri formidabili abruzzesi di successo nel mondo, evitando che l’oblio li ricopra, ma anche affinché possano contribuire al nostro sviluppo.
(dal Magazine online "Il Capoluogo")