Sulmona: la perla della Valle Peligna

Per i Borghi più suggestivi della nostra bella Regione  non possiamo non annoverare la città di Sulmona, situata nel cuore dell’Abruzzo, a ridosso del Parco Nazionale della Majella, nota nel mondo soprattutto per la secolare tradizione nella produzione dei confetti.

È tra le città decorate al Valor Militare per la guerra di Liberazione, insignita della medaglia d’Argento per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale. Gli antichi scrittori, tra i quali Ovidio e Silio Italico, concordano sulla remota origine di Sulmona, ricollegabile alla distruzione di Troia. Il nome della città deriverebbe infatti da “Solimo”, uno dei compagni di Enea. Le prime notizie storiche, però, ci giungono da Tito Livio che cita l'oppidum italico e narra come la città, nonostante le battaglie perse del Trasimeno e di Canne, rimase fedele a Roma chiudendo le proprie porte ad Annibale. La Valle peligna, sede della vera e propria "urbs" deriva il suo nome dal greco "peline" fangoso, limaccioso. Infatti, in età preistorica, la conca di Sulmona era occupata da un vastissimo lago; in seguito a disastrosi terremoti la barriera di roccia che ostruiva il passaggio verso il mare dell'acqua crollò: in compenso il terreno rimase fangoso e fertile. La data storica più importante per Sulmona è il 43 a.C., anno di nascita dell’illustre poeta latino Publio Ovidio Nasone, il cantore dell’amore e delle “Metamorfosi”, poi relegato a Tomi, in Romania, dall’Imperatore Augusto. Dalle iniziali del celebre emistichio ovidiano “Sulmo Mihi Patria Est” la città ha preso le lettere contenute nel suo stemma “SMPE”. Le tracce della Sulmona romana sono riemerse dagli scavi nel tempio di Ercole Curino, posto ai piedi del monte Morrone in cui, secondo un'antica leggenda, vi sarebbero i resti della villa di Ovidio. Le ricerche hanno portato alla luce una copia in bronzo rappresentante l'Ercole in riposo, oggi custodito nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo, a Chieti. Si tratta di un bronzetto, dono di un mercante, databile intorno al III secolo a.C., rappresentante l'eroe appoggiato col braccio sinistro sulla clava da cui pende una pelle di leone: viene considerato uno dei capolavori della piccola plastica antica. Oltre all'Ercole, sono stati ritrovati materiali architettonici e immagini votive. Durante il regno di Federico II si ebbe la costruzione di eccezionali opere civili, come l'acquedotto medioevale, uno dei monumenti dell'epoca più importanti dell'Abruzzo. Alla fine del 1200 Sulmona seguì da vicino la vicenda dell'unico papa dimissionario, fra' Pietro da Morrone, meglio conosciuto come papa Celestino V. Oltre alla vicenda più nota bisogna ricordare l'istituzione a Sulmona della congregazione monastica degli eremiti di San Damiano, poi detti Celestiniani. La cella di Celestino V è ancora visitabile nel vicino Eremo di Sant'Onofrio. Nel XIV secolo la città triplicò la sua superficie e si cinse di una seconda cerchia di mura e di ben sei porte. Sempre in questo secolo si costruì il palazzo dell'Annunziata, dapprima asilo per orfani, poi ospedale e oggi uno dei simboli della città. Nel corso del XVI secolo nacque la Scuola Orafa Sulmonese, i cui manufatti esponevano il marchio SUL. Si ebbe la nascita dell'industria della carta e furono impiantati vari opifici lungo il fiume Gizio. Anche il commercio ebbe una notevole crescita, grazie al mercato di stoffe preziose (la seta sermontina). Venne innalzato, inoltre, il campanile dell'Annunziata che è ancora oggi la costruzione più alta della città, con i suoi 65.5 metri. Alla fine del secolo, infine, fu introdotta l'arte della stampa, grazie al letterato e studioso ovidiano Ercole Ciofano. Vennero edite le opere di Ovidio e pubblicati i capitoli della giostra cavalleresca. Nel 1656 fu anche dismessa, per mancanza dei cavalieri nonchè per la terribile peste, la celebre Giostra Cavalleresca che si teneva due volte l'anno: la manifestazione è rinata nel 1995 e si ripete annualmente. Ma il seicento fu anche il secolo in cui le chiese sulmonesi vennero dotate degli organi di tipo italiano, opera di organari locali, tra i quali Marino e Vincenzo da Sulmona, che realizzarono in San Pietro a Roma l'organo della cappella gregoriana. Il novecento è stato caratterizzato da periodi di alterna fortuna, tra i quali vale la pena ricordare la costruzione nel 1950 del teatro comunale, la ricostruzione dello storico cinema Pacifico e il passaggio del giro d'Italia nel 1911 e nel 1992, quando fu sede di traguardo di tappa. Durante la seconda guerra mondiale Sulmona subì gravissimi danni e vista la sua posizione al ridosso della linea Gustav, vide lo spopolamento di tutta la zona sud (dalla Majella occidentale alla zona dell'alto Sangro). Inoltre la città venne bombardata con particolare violenza in quanto nodo viario e ferroviario strategico per l'intero.

Come sopra accennato uno degli eventi più suggestivi della città di Sulmona è la Giostra Cavalleresca che, nella sua versione moderna, è stata reintrodotta a partire dal luglio del 1995. Anticamente essa si teneva due volte l’anno (in aprile e a ferragosto) e consisteva in tre assalti alla lancia, portati contro un bersaglio umano da un cavaliere munito di una lancia con vernice bianca sulla punta. Il punteggio, assegnato dal giudizio insindacabile del Mastrogiurato, in base alla parte del corpo colpita e all’eventuale perdita di sangue (più era copiosa più alto sarebbe stato il punteggio).

La versione moderna della manifestazione vede la partecipazione dei quattro Sestieri e dei tre Borghi in cui è stato suddiviso il territorio cittadino, che si affrontano in singolar tenzone sul plateatico di piazza Maggiore (già piazza Garibaldi) dove viene realizzato il Campo di Gara.

Si svolge in due giornate, l'ultimo sabato e l'ultima domenica di luglio, durante le quali ogni cavaliere si scontra con altri quattro cavalieri per un totale di 14 scontri, alla fine dei quali i primi quattro classificati si scontrano in due semifinali e poi nella finale per la conquista del Palio. Questo consiste in un dipinto su tela realizzato ogni anno da un diverso artista a livello internazionale, che viene scelto sulla base di un concorso pubblico a livello mondiale dalle Commissioni Storica ed Artistica della Associazione Culturale Giostra Cavalleresca di Sulmona.

Il campo di gara è realizzato ogni anno portando sul plateatico di Piazza Maggiore circa 2000 m³ fra terra grezza e sabbia fine, che opportunamente sistemate formano la pista di percorrenza per i cavalli in gara. Vengono inoltre montate intorno alla pista una serie di strutture in metallo per contenere i circa 5.000 spettatori che assistono alla Giostra moderna. Vengono impiegati dai 5 ai 7 giorni per allestire il campo di gara con tutte le sue strutture di sicurezza.

I cavalli gareggiano percorrendo un ovale completo e quindi un otto, in circa 30 secondi, durante il quale devono infilare gli anelli sistemati sulle tre sagome-bersaglio che incontrano sul loro percorso completo. Il punteggio di ogni singola sfida viene determinato dal numero di "botte" agli anelli (massimo 3 per ogni cavaliere); in caso di parità si tiene conto del valore dei singoli anelli, di diverso diametro (quello da 10 cm di diametro vale 1 punto, da 8 cm 2 punti e da 6 cm 3 punti). In caso di ulteriore parità si tiene conto del tempo impiegato.

I due giorni di gare in Piazza Maggiore sono sempre preceduti da un bellissimo Corteo Storico di elevata qualità storico-artistica a cui prendono parte circa 500 figuranti dell'Associazione Giostra, dei Borghi scomparsi, dei Sestieri e Borghi, del gruppo del Mastrogiurato, del gruppo dei portatori del Palio più eventuali ospiti. La tradizione vuole l'ordine di sfilata dei Sestieri e Borghi all'inverso rispetto alla classifica ottenuta nell'edizione precedente, quindi si sfila per primi se si è arrivati ultimi e viceversa.

La gastronomia sulmonese impiega i prodotti orticoli della Valle Peligna, fertile terra già apprezzata da Plinio: fra questi spicca l'aglio rosso di Sulmona,  un ecotipo d'antica e tradizionale coltivazione, prodotto unico in Italia per il colore rosso vinoso delle tuniche, nonché per il sapore particolarmente intenso.

Accanto agli immancabili maccheroni alla chitarra conditi con sugo d'agnell

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