Pescocostanzo meta di turismo, arte e cultura
Nella regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, tra immensi e silenziosi pascoli che sono alla base dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri sorti in questi luoghi, a 1.400 s.l.m. è situata Pescocostanzo.
Centro di antica origine e luogo di intensa civiltà, può vantare una favorevole temperie culturale, esemplata dall’eccezionale patrimonio di monumenti rinascimentali e barocchi a testimonianza della straordinaria vicenda artistica e culturale che sviluppò soprattutto tra il 1440 e 1700. La tradizione artigiana è riuscita a rimanere viva e a salvare il patrimonio di esperienza, capacità tecnica, stile e qualità. La lavorazione del merletto a tombolo, quella della filigrana e del ferro battuto, rappresentano un punto di forza dell’offerta turistica locale. Pescocostanzo ha saputo recuperare l’antico ruolo, accreditandosi definitivamente come meta di turismo arte e cultura, oltre che di soggiorno estivo ed invernale. Pescocostanzo in un ambiente naturalistico eccezionale aggiunge la proposta di una vacanza, estiva ed invernale, integrandosi in un comprensorio che rappresenta con le infrastrutture e le ricettività delle vicine Rivisondoli e Roccaraso, l’offerta montana più completa della montagna abruzzese.
LA STORIA. Per le età italica e romana sembra debba escludersi la presenza di un insediamento stabile là dove si sarebbe successivamente sviluppato Pescocostanzo, anche se esistono indubbie tracce dell' esistenza umana in questo territorio. Tra le altre,le chiese eremitali di Sant' Antonio e di San Michele,già luoghi di culto pagani, testimonierebbero una presenza temporanea e periodica di pastori nomadi transitanti con le loro greggi in queste zone. L'alto Medioevo vede una intensa e fervida attività dei monaci benedettini di San Vincenzo al Voltumo e di Montecassino per la messa a coltura e il popolamento delle nostre terre. Alla loro azione si intrecciò successivamente quella dei signori laici, che nell'XI e XII secolo procedettero all'incastellamento delle popolazioni. Le prime notizie riguardanti il nostro paese si ricavano da un documento del 1108, in cui si legge della cessione di Pescocostanzo da parte del monastero di San Pietro Avellana,dipendenza di Montecassino, a un signore laico, Oddone, membro del ramo dei conti di Valva e residente a Pettorano, il quale lasciò però ai monaci la Chiesa di S. Maria del Colle. Ai conti di Pettorano succedettero, a partire dalla seconda metà del '200, i nuovi feudatari legati ai sovrani angioini. Dal 1325 al 1464 signori di Pescocostanzo furono i Cantelmo.
L'età angioina fu caratterizzata nel nostro territorio da uno sviluppo della vita economica e sociale legato al potenziaménto della "via degli Abruzzi", luogo di transito per scambi commerciali e culturali, attraverso la dorsale appenninica, fra il Nord e il sud d'Italia, e passante per l'altopiano delle Cinquemiglia. Nel '300 e nel '400 essa fu anche inevitabile teatro delle campagne militari per il possesso del Regno di Napoli.
Nel 1456 un violento terremoto colpì duramente l'intera regione appenninica tra L'Aquila e Canosa. Nel nostro territorio tale evento indusse le popolazioni insediate nei luoghi meno agevoli ad abbandonare le loro case per trasferirsi nei centri abitati più grandi, come Pescocostanzo, Rivisondoli, Roccaraso. A Pescocostanzo si assiste anche allo spostamento delle abitazioni verso aree pianeggianti e al conseguente ampliamento dell' abitato fuori delle cinta del "Peschio". I secoli successivi vedono una continua crescita culturale, demografica ed economica del paese, come è testimoniato anche dalla ricostruzione della Chiesa di S. Maria. Vi contribuiscono diversi fattori,quali la protezione da parte della monarchia aragonese e la presenza di una classe dirigente locale potente economicamente e culturalmente " progredita.
A questo periodo data l'insediamento di un nucleo di artigiani lombardi dediti ad attività edili. L'afflusso di maestri lombardi, richiamati da una forte committenza della borghesia locale, dall'ubicazione del paese (vicinanza alla "via degli Abruzzi"), dalla disponibilità di cave di pietra, costituì una presenza incisiva, le cui testimonianze sono ravvisabili nel gergo dei muratori,nell' onomastica di alcuni cittadini, nel rito del battesimo per immersione (che è tipicamente ambrosiano), e ancora nella presenza di un secondo protettore del paese, di parte lombarda, S. Felice, nonché, per il tramite di donne lombarde, nella lavorazione del merletto a tombolo. La crescente autonomia dell'Università pescolana si scontrò fatalmente con il potere feudale. Dietro pressanti sollecitazioni a Ferrante d'Aragona,Pescocostanzo ottenne nel 1464 dal sovrano il riconoscimento dello status di demanio regio, nonché la concessione di alcuni privilegi. Ma appena tre anni dopo, nel 1467, il paese fu infeudato dallo stesso sovrano al suo fedele alleato Alfonso d' Avalos. Fra il 1472 e il 1507 Pescocostanzo ebbe una nuova concessione di demanio regio, cui seguì un nuovo infeudamento da parte di Ferdinando di Spagna a Fabrizio Colonna. Nei secoli XV e XVI l'Università manifestò un forte spirito d'autonomia, conseguente ad una continua crescita in vari ambiti, partecipando alla giurisdizione civile e penale, provvedendo all'istruzione e alle opere di assistenza, regolamentando l'attività del clero. Vari fattori contribuirono allo sviluppo del paese, come la protezione accordata dagli Aragonesi all'industria armentizia, o la presenza di nuove correnti commerciali e culturali che attraversavano la via degli Abruzzi per il nuovo sbocco verso le regioni emiliane e padane, o il forte legame con Roma. Tale ascesa culminerà, nel 1774, con la stipula dell' atto di ricompra, nella cessione da parte del feudatario di tutti i diritti su Pescocostanzo. Per l'età moderna il dato economico rilevante è il declino dell'industria armentizia, fenomeno legato in gran parte alle leggi eversive della feudalità emanate dai Napoleonidi nel Regno di Napoli. Nel Tavoliere si assiste ad una progressiva riduzione della superficie per il pascolo a vantaggio di quella destinata alla cerealicoltura.
Al declino della pastorizia si affianca a Pescocostanzo quello dell' artigianato. Di tali trasformazioni si colgono gli inevitabili riflessi nell' andamento demografiao del paese: nel corso dell' Ottocento molte famiglie agiate lasciarono Pescocostanzo per trasferirsi a San Severo o a Napoli, mentre la classe popolare partecipò a quell'imponente fenomeno migratorio che in quegli anni interessò gran parte delle regioni italiane.