ITALIA DI OGGI COME 140 ANNI FA: CITTADINI ALL'ESTERO TORNANO A MANDARE SOLDI PER SOSTEGNO FAMIGLIE
Sorprendono i dati della Relazione annuale sul 2016 appena pubblicata dalla Banca d’Italia. Stando alle cifre emerse sembra essere, infatti, tornati indietro al 1878, quando il Primo Ministro dell’Italia era Agostino Depretis. All’epoca il nostro Paese era abitato da poco meno di trenta milioni di persone, contro gli oltre sessanta milioni del 2016 e gli italiani che lo lasciavano per cercare fortuna all’estero erano poco più di 50 mila, contro i 115 mila che ufficialmente hanno compiuto lo stesso passo nel 2016.
Dal dossier è emerso che l’anno scorso gli italiani hanno guadagnato all’estero e portato a casa 7,2 miliardi di euro. Appena meno di mezzo punto del Prodotto interno lordo, esattamente come nel 1878, e la maggior parte di loro sono lavoratori dipendenti. Situazione che rivela sia il disagio economico delle famiglie d’origine, che una maggiore integrazione economica internazionale, dovuta alla cosiddetta globalizzazione.
A sorprendere anche altre informazioni rese note da Massimo Anelli e Giovanni Peri in uno studio per il «National Bureau of Economic Research» americano. Sulla base dei dati della Farnesina, sembrerebbe che l’attuale ondata migratoria verso l’estero proverebbe molto più dal Settentrione d’Italia che dal Sud e da aree ad alta densità di laureati. Abbiamo ripreso a mandare soldi a casa, ma grazie ai raffinati cervelli in fuga. Inoltre, sono emersi due flussi paralleli di guadagno all’estero: quello più tradizionale riguarda le rimesse, ovvero i soldi guadagnati all’estero e poi spediti in Italia e quello dei redditi dei frontalieri, sono i soldi delle decine o centinaia di migliaia italiani che al mattino presto prendono un treno locale e vanno a lavorare in Svizzera, in Francia o in Austria per ritornare la sera. È una forma di emigrazione parziale, sicuramente molto più intonata a un’economia del ventunesimo secolo.
Fonte: Corriere della Sera.