MIGRANTES: PRESENTATO IL RAPPORTO DEGLI ITALIANI NEL MONDO 2017
E' stato presentato lo scorso 17 ottobre 2017, a Roma, presso l’Auditorium “V. Bachelet” nel The Church Palace, la XII edizione del “Rapporto Italiani nel mondo”, della Fondazione Migrantes.
L’incontro aperto da Don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes è stato introdotto da S.E. Mons. Guerino Di Tora, Presidente dello stesso organismo pastorale della Cei, a cui è seguita la presentazione del video del “Rapporto Italiani nel Mondo 2017” da parte del Direttore di Tv2000 Paolo Ruffini. A presentare nel dettaglio il Rapporto, la curatrice Delfina Licata che si è soffermata sul tema “La mobilità italiana tra ‘doppi altrove’, periodici spaesamenti e identità arricchite”. Sono seguiti poi gli interventi su “Pensionati italiani nel mondo: approccio concreto a un fenomeno” di Salvatore Ponticelli, della Direzione Centrale Pensioni dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale (Inps); su “Cultura e lingua: lo stile italiano nel mondo”, di Andrea Riccardi, Presidente della Società Dante Alighieri. La “voce delle istituzioni” è stata affidata a Vincenzo Amendola, Sottosegretario al Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale con delega agli italiani nel mondo, mentre le conclusioni sono state affidate a S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. A moderare i lavori è stato il giornalista Franz Coriasco.
Dalla XII edizione del Rapporto è emerso che al 1 gennaio 2017 gli italiani residenti fuori dei confini nazionali e iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) sono 4.973.942, l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di residenti in Italia alla stessa data. Dal 2006 al 2017, inoltre, la mobilità italiana è aumentata del 60,1% passando da poco più di 3 milioni a quasi 5 milioni di iscritti. Nell’ultimo anno l’aumento è del +3,4%.
Analizzando le partenze nell'ultimo anno da gennaio a dicembre 2016, le iscrizioni all’AIRE per solo espatrio sono state 124.076 (+16.547 rispetto all’anno precedente, +15,4%), di cui il 55,5% (68.909) maschi. Il 62,4% sono celibi/nubili e il 31,4% coniugati/e. Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia nell’ultimo anno ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (oltre 9 mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%). Le partenze non sono individuali ma di “famiglia” intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia “allargata”, quella cioè in cui i genitori, ormai oltre la soglia dei 65 anni, diventano “accompagnatori e sostenitori” del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale). A questi si aggiunga il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, i tanti “disoccupati senza speranza” tristemente noti alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro in Italia e con enormi difficoltà di riuscire a trovare alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita. Le donne sono meno numerose in tutte le classi di età ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222 uomini): si tratta soprattutto di vedove che rispondono alla speranza di vita più lunga delle donne in generale rispetto agli uomini.
Il continente prioritariamente scelto da chi ha spostato la propria residenza fuori dell’Italia nel corso del 2016 è stato quello europeo, seguito dall’America Settentrionale. Il Regno Unito, con 24.771 iscritti, registra un primato assoluto tra tutte le destinazioni, seguito dalla Germania (19.178), dalla Svizzera (11.759), dalla Francia (11.108), dal Brasile (6.829) e dagli Stati Uniti (5.939). La Lombardia, con quasi 23 mila partenze, si conferma la prima regione da cui gli italiani hanno lasciato l’Italia alla volta dell’estero, seguita dal Veneto (11.611), dalla Sicilia (11.501), dal Lazio (11.114) e dal Piemonte (9.022). Il Friuli Venezia Giulia è l’unica regione con meno partenze: (-300 friulani, -7,3%). In generale gli italiani sono partiti da 110 territori verso 194 destinazioni diverse nel mondo. A livello provinciale le partenze dell’ultimo anno, registrano, accanto alle grandi e popolose metropoli italiane quali Roma, Milano, Torino e Napoli, contesti locali minori come la città di Brescia (oltre 3 mila partenze). Nuova entrata, ultima tra le prime 10 province, Varese (2.289 partenze nell’ultimo anno).
In particolare, i dati relativi alla Regione Abruzzo indicano che: il totale degli abruzzesi residenti all'estero e iscritti all'AIRE è pari a 182.457; nell'anno 2016 i cittadini abruzzesi partiti dalla nostra regione risultano essere stati 3.110, facendo registrare un incremento del 21,7% rispetto all'anno precedente.
L'emigrazione oggi è vista non come depauperamento ma come motore di nuovo arricchimento. La mobilità, infatti, è una risorsa perché permette il confronto con realtà diverse ed è, se ben indirizzata, una opportunità di crescita e arricchimento. Nello stato generale di recessione economica e culturale in cui ci si ritrova, però, la migrazione, per gli italiani in particolare, è diventata nuovamente, come in passato, una valvola di sfogo, ciò che potrebbe permettere di trovare una sorte diversa rispetto a quella a cui si è destinati nel territorio di origine. Così intesa, la mobilità, come registrato da ormai diversi anni, diventa unidirezionale, dall’Italia verso l’estero, con partenze sempre più numerose e con ritorni sempre più improbabili. Oggi assistiamo sempre più a una “mobilità da spinta” quando invece essa deve essere spontanea e accompagnata con la valorizzazione delle persone, di chi sono e di cosa sanno fare nei luoghi più diversi.
Secondo l'analisi svolta dalla Fondazione Migrantes, in tutti i migranti “dimorano” i territori da cui sono partiti così come ogni territorio è segnato da chi è partito come in un gioco di spaesamenti e ritrovamenti di sé. Il territorio d’origine scrive una storia indelebile su ogni suo abitante e quando questi diventa migrante egli lo porterà sempre con sé, in qualsiasi parte del mondo si trovi, anche in maniera inconsapevole: il luogo di partenza del migrante “abita” in lui. Il migrante è il miglior ambasciatore del territorio da cui è partito. Occorre pertanto che le politiche attuate, contestualmente sul piano regionale e nazionale, non siano solo di sostegno, ma di sviluppo, di attenzione cioè alla promozione delle varie opportunità di investimento presenti in ciascun territorio ed è necessario che tali opportunità siano prima riconosciute per poi essere valorizzate. L’attenzione deve riguardare anche le risorse umane presenti e le ricchezze professionali che sono diverse in ogni contesto, proprio perché differenti sono le caratteristiche e le competenze di ogni realtà regionale.
All'edizione 2017, di oltre 500 pagine, hanno collaborato 55 autori con 45 saggi articolati in cinque sezioni: Flussi e presenze; La prospettiva storica; Indagini, riflessioni ed esperienze contemporanee; Speciale Regioni; Allegati socio-statistici e bibliografici.