IMU SULLE CASE DEI PENSIONATI ITALIANI ALL’ESTERO: il CRAM AVANZA AL CGIE UNA PROPOSTA DI RIFORMA
“I diritti di cittadinanza vengono messi alla prova nel momento di fornire dei servizi ai cittadini italiani all’estero”. Partendo da questo assunto l’intervento fatto dalla portavoce del CRAM Abruzzo, Laura Di Russo, responsabile dell’ufficio Emigrazione della regione, nel corso della conferenza online sui “Diritti civili e politici e cittadinanza”,
organizzata dalla CGIE, ha posto l’accento su un tema estremamente concreto, e rientrante a pieno titolo tra i diritti di cittadinanza del cittadino che vive all’estero: quello del diritto a mantenere l’abitazione principale del luogo d’origine (quando è una unità immobiliare a uso abitativo, non locata o data in comodato d’uso) come prima abitazione, e dunque non soggetta alle tasse che in Italia si impongono ai titolari delle seconde case.
Ricordiamo che, a partire dal 1° gennaio 2015 (L. 80/2014) le unità immobiliari situate in Italia e possedute da pensionati italiani residenti all’estero potevano essere considerate abitazioni principali. Come tale erano esenti dal pagamento dell’Imu, purché in presenza delle condizioni previste dalla legge in materia: prima di tutto quella di essere iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) e poi che la pensione doveva essere erogata dallo Stato presso il quale il cittadino aveva stabilito la nuova residenza.
Con la riforma relativa alle tasse sulla casa, approvata con la Legge di Bilancio dello scorso anno, che ha portato all’introduzione della nuova Imu, anche agli iscritti AIRE viene imposto il pagamento della tassa sulla casa. Con la nuova Imu l’esenzione viene definitivamente cancellata dal Governo, al fine di evitare una procedura d’infrazione da parte dell’Europa.
Ma oggi la stessa normativa dispone un’agevolazione privilegiata per i pensionati esteri che detengono un immobile anche se non iscritti all’AIRE. Il comma 48 della citata Legge di bilancio 2021, la nr. 178 del 30.12.2020, prevede infatti una riduzione al 50% dell’IMU per un immobile posseduto da un soggetto non residente in Italia.
A differenza della Legge n 80/14 tale normativa dispone un’agevolazione che apparentemente sembra venire incontro ai bisogni degli emigrati, ma con una condizione: i pensionati all’estero devono essere titolari di pensione “maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia”. In sostanza potranno fruire dei vantaggi fiscali coloro che abbiano lavorato per uno degli Stati con i quali l’Italia abbia concluso una Convenzione in ambito di protezione sociale.
Un requisito fondamentale alquanto discriminante. Da qui si è aperto un fronte contrario a questa riforma, che ha generato parecchio malcontento poiché una parte considerevole dei pensionati emigrati all'estero mantiene comunque una casa di proprietà percependo la pensione maturata nel Paese in cui hanno lavorato e hanno la residenza.
Quanti sono questi emigrati fortunati, che hanno anche una pensione italiana?
Il CRAM è sicuro che la riduzione degli importi relativi ad Imu e Tari in corso non riguardi una platea vasta. I casi più frequenti potrebbero essere quelli dei pensionati mediamente benestanti che, volendo avere una qualità della vita migliore, decidono di andare a passare gli anni del riposo lavorativo in Portogallo o alle Canarie. In quel caso avrebbero una sostanziosa riduzione dell’IMU e la loro abitazione non verrebbe equiparata alla seconda casa. Se invece il pensionato è il cittadino italiano che è andato via a 20 anni e che non ha mai avuto contributi, e che ora è in pensione all’estero dopo anni di duro lavoro, quest’ultimo non ha la riduzione, ma pagherà tutto per intero.
E’ giusto tutto questo? Le associazioni degli abruzzesi all’estero ritengono di no, e ritengono ingiusto non rispondere alle istanze di chi ha tenuto saldo il proprio legame con l'Italia, mantenendo nel loro paese d’origine un immobile, pur tra mille difficoltà, tasse e balzelli. Ed è poco ragionevole anche considerando le ricadute economiche di questo rapporto e gli effetti positivi per i nostri piccoli Paesi e borghi storici, prima ancora che per i destinatari dell'esenzione.
Il CRAM Abruzzo chiede pertanto alla CGIE di farsi portavoce presso il Governo centrale per avviare un percorso per una riforma del settore che porti ad equiparare la casa dei nostri emigrati a PRIMA CASA o ad ABITAZIONE PRINCIPALE, e quindi esente da IMU, con riduzione di Tari e Tasi, e utenze senza sovracarico. Un’operazione in tal senso permetterebbe ai nostri emigrati di mantenere la loro casa nelle regioni di origine e di potervi tornare in vacanza o per lunghi periodi, con grandi vantaggi sulla ricaduta che tali flussi generano sull’economia locale.
Ci auguriamo che la nostra richiesta, comune a tutte le associazioni di emigrati italiani nel mondo, possa entrare davvero nell’agenda futura del Governo e ci dichiariamo disponibili a fare la nostra parte in un eventuale gruppo di lavoro che, in sede di conferenza permanente, possa illustrare la proposta di riforma.
Laura Di Russo