DA EMIGRATO AD INGEGNERE: LA STORIA DI RISCATTO DI ALBERTO ALBERICI

È abruzzese, classe 1939, sposato con tre figlie, ingegnere meccanico, industriale di successo e appassionato della natia Popoli: oggi vi raccontiamo la storia di Alberto Alberci, uno dei tanti corregionali emigrato in Argentina nell’immediato dopoguerra.

Secondo dei tre figli di Antonio Alberici e Bonita Pettinella, i suoi primi nove anni trascorsi nella cittadina pescarese sono rimasti profondamente impressi nella sua memoria perché, nonostante la guerra, furono gli anni della fanciullezza, delle scoperte della vita, degli aromi e dei sapori, gli anni delle prime avventure, delle birichinate con gli amici, l’inizio della scuola, fino a quando i genitori decisero di emigrare nella lontana terra dell’America del Sud.

La storia della sua emigrazione iniziò quando il padre Antonio nel 1947 decise di trasferirsi in Argentina per un lavoro come capo caldaie nella marina mercantile, con la vana promessa di una casa, per essere poi raggiunto dalla sua famiglia.

Inizialmente aiutati da un prete italiano, gli Alberici riuscirono a sistemarsi in un locale nel quartiere di Saenz Peña, nella periferia di Buenos Aires, purtroppo inadeguato, al punto che Alberto e il fratello maggiore Luciano furono iscritti in una scuola di suore come alunni internati.

Un doppio sradicamento per il piccolo Alberto: dalla terra natia e dall’affetto familiare. Vi rimasero per cinque anni e poi conclusero la primaria in un’altra scuola. Nel frattempo suo padre, Antonio, cominciava a costruire la casa di famiglia, ma la disgrazia era in agguato e quando aveva appena 44 anni, morì, lasciando la moglie e i tre figli soli e senza alcun sostegno. Fu un dolore profondo che colpì Bonita e i suoi figli, costretti ad affrontare una vita di grandi e piccole rinunce. Come fu per Alberto il dover lasciare la musica e in particolare il violino, per il quale era molto dotato.

Cominciò così a lavorare giovanissimo e sempre di più, per poter aiutare a casa, dove la mamma Bonita faceva miracoli per sostenere la famiglia facendo lavori di cucitrice fino quasi all’alba.

Col tempo e con grande impegno personale e grazie ai sacrifici fatti le cose cominciarono a cambiare in bene. Riuscì a finire la scuola tecnica, ottenne nuovi lavori, si iscrisse all’Università Tecnologica Nazionale nella quale si laureò ingegnere meccanico. Si specializzò in programmazione industriale, e per otto anni fu docente presso la sua Università. Tra il 1973 e il 1980 lavorò presso importanti imprese metalmeccaniche occupando diversi incarichi.

Nel 1980 avviò la sua prima attività personale, creando la “Ingeniería Vial-Ma SRL”, dedita alla vendita di macchine, ferramenta, attrezzi, motori e articoli industriali. Nel 1985 costituì una nuova ditta, la “Rómulo A. Barberis e Hijo S.A.”, col tempo diventata “Talleres Versailles de Rómulo A. Barberis e Hijo S.A.”, della quale è Presidente. Produce elementi per l’industria petrolifera, petrolchimica, del gas e nucleare, anche su richiesta, secondo le specificazioni dei clienti più esigenti, tra i quali Shell, YPF, Chevron e la “Comisión Nacional de Energía Atómica”.

Dopo le amarezze e le sofferenze, dopo i sacrifici coronati col successo professionale, l’ing. Alberto Alberici conosce anche l’amore della sua vita, l’avvocato Patricia Carmen Giallorenzi, anch’essa di origini italiane, ed ebbe con lei tre figlie: Veronica, Vanina e Valeria. Oggi vanta anche un nipotino, Joaquin, di tre anni, un vispo maschietto, dolce e allegro.

L’anno scorso Alberto ha vissuto l’immensa allegria di portare in Italia e nella natia Popoli tutta la famiglia: moglie, figlie, generi e il piccolo Joaquin. “Una emozione senza pari, della quale rendo grazie a Dio”, dice l’ingegnere.

L’amore per la terra natia, per la sua regione, ha portato l’ing. Alberto Alberici anche all’incontro con i corregionali residenti in Argentina. Oltre ad essere Vicepresidente del Centro Abruzzese di Buenos Aires, ha avuto un’attiva partecipazione alla nascita del Comitato Uniti per l’Abruzzo, costituito dagli abruzzesi dell’Argentina all’indomani del sisma del 2009 per raccogliere fondi per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto.

Alberici ha più volte manifestato la disponibilità ad autorità ed esponenti della Regione a lavorare per collegare l’Argentina all’Abruzzo, anche in campo economico e imprenditoriale. Una disponibilità che unisce le sue capacità professionali e imprenditoriali al suo amore sconfinato per la terra natia. Ragione, tra l’altro, del “Premio Fedeltà al Lavoro” che gli assegnò la Camera di Commercio di Pescara e che gli fu consegnata nel 2006 durante una missione della stessa in Argentina.

“Mai, mai e poi mai ho dimenticato Popoli - dice l’ing. Alberici - è stata sempre presente nella mia vita, nei miei ricordi. La mia casa, le avventure con gli amici, i rumori, gli aromi e i sapori. I paesaggi, le montagne, le acque sorgenti, i fiumi. Le allegrie condivise sono state sempre vicine nei miei pensieri. I sogni dei miei genitori, le angosce e le paure vissute durante la guerra, mi hanno sempre accompagnato e hanno segnato la mia vita. Popoli fu, è e sarà per sempre parte della mia vita e del mio cuore. Forte e gentile. Da buon abruzzese!”.

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